Chiavari custodisce tre santuari: Nostra Signora delle Grazie, Nostra Signora dell’Ulivo a Bacezza e il più importante Nostra Signora dell’Orto.
Nostra Signora delle Grazie
In posizione spettacolare lungo la Via Aurelia, affacciato sulla scogliera a strapiombo sul mare, conserva un patrimonio artistico inestimabile.
Il complesso è composto di un ospitale per i pellegrini e di una prima più antica cappella, databili al XIII secolo, e della splendida chiesa ornata dagli affreschi di Teramo Piaggio e Luca Cambiaso, realizzati fra il 1539 e il 1550 e rappresentanti le Storie della vita della Vergine e della Passione di Cristo. La chiesa ospita la miracolosa statua lignea della Madonna, di manifattura fiamminga, portata al santuario nel 1416 da un capitano chiavarese, la cui nave rifiutò di staccarsi dal porto della città dove era in vendita la statua finché il capitano non provvide ad acquistarla.
Nostra Signora dell’Ulivo a Bacezza
Dista significativamente un miglio romano dal santuario delle Grazie, ed è sorta attorno alla devozione rivolta a un’immagine bizantineggiante, che secondo la tradizione sarebbe miracolosamente apparsa fra i rami di un ulivo, illuminando una notte dell’anno 936 d.C. Oggi l’edificio mantiene un aspetto soprattutto ottocentesco e l’immagine miracolosa è conservata nella spettacolare cripta.
Nostra Signora dell’Orto
Collegata alla storia di una manifestazione della Vergine: nel 1493 venne dipinta su un muro d’orto, in un’area che allora era fuori dalle mura del borgo, un’immagine della Madonna col Bambino, che ben presto venne accreditata di poteri miracolosi, particolarmente evidenti durante la peste del 1528. Il 2 luglio 1610, proprio presso quell’immagine la Vergine apparve al contadino Sebastiano Descalzo, dando origine ad una devozione profonda, che ha portato all’erezione dello splendido santuario, poi trasformato in sede vescovile.
Il Museo Diocesano
Naturale completamento di qualsiasi struttura è l’arredo – mobili, oggetti, suppellettili -, nel donare le quali le famiglie committenti – i conti di Lavagna – o le comunità locali, a questi legati, non sono meno prodighe, dotando gli edifici di manufatti di grande bellezza e qualità, alcuni dei quali sono oggi conservati ed esposti nel Museo Diocesano di Chiavari.
Da Moneglia provengono due pezzi di grande rilievo: un cofanetto di produzione limosina del XIII secolo con angeli entro medaglioni in smalti policromi, facente parte degli arredi liturgici della chiesa di Santa Croce e la tavola della Madonna con Bambino, dell’Oratorio dei Disciplinanti, attribuita alla metà del XIV secolo e affiancata dai lacerti di due santi e da quelli di un orante o committente. A Cogorno – chiesa di San Lorenzo – è legato il Polittico di San Lorenzo, datato 1492, opera di un ignoto pittore vicino a Braccesco e Foppa.
Dalla “basilica” fliscana è giunto, invece, un calice cinquecentesco dalle forme essenziali e con stemma abraso, marchiato torretta e con le iniziali del ravego genovese -L. V.- forse il medesimo che partecipa alla realizzazione della cassa del Corpus Domini per la cattedrale di Genova.
Dalla chiesa di San Giovanni Battista di Chiavari, fondata da Bardo Fieschi, sono arrivati due pezzi importanti: una tavola con Madonna e Bambino (1360-1380 ca.), di artista ligure influenzato dalla pittura senese, che nel gesto del Bambino che si tocca il piede ripropone in tempi precoci un’iconografia diffusa ma contenuta all’interno dei confini liguri, e una seconda tavola, Madonna con Bambino, di Bernardino Fasolo – figlio di Lorenzo – datata 1512, una famiglia di artisti legata da numerose committenze al clan dei conti di Lavagna.
Infine, è qui che oggi si conserva uno degli oggetti più preziosi della famiglia lavagnina per i molteplici significati che contiene: la Croce-reliquiario di Innocenzo IV. Si tratta, in realtà, di una croce pettorale con la reliquia della Vera Croce – usata dal pontefice – e più tardi montata su di un supporto in argento dorato attribuibile a manifattura genovese del XVI secolo. La croce originaria – una croce di Lorena – è in cristallo di rocca e rifinita in argento dorato; recenti ricerche, che hanno attribuito la custodia originaria a una produzione costantinopolitana della prima metà del IX secolo, permettono di considerare il prezioso manufatto del medesimo ambito e tempo. Un oggetto – donato alla chiesa di San Salvatore sembra dallo stesso Innocenzo IV – dai molti significati simbolici: custodisce la reliquia più importante per il mondo cristiano, è stata la croce pettorale di un papa, è di antica produzione e proveniente dal luogo da dove – per tradizione – provengono le “vere reliquie”.
Chiese principali oltre alla Cattedrale N.S dell’Orto
Chiesa di San Giacomo di Rupinaro.
Fondata intorno al Mille, nel Medio Evo era detta San Giacomo de Arena, essendo situata sul litorale del mare che allora occupava l’attuale Corso Millo. Sorgeva su una via di pellegrinaggio diretta a Santiago di Compostela: era infatti dotata di un ospitale (oggi scomparso) e dal XIV secolo alla fine del XVIII fu tenuta in commenda dai Cavalieri di San Giovanni di Gerusalemme, che avevano tra le loro funzioni principali l’assistenza ai pellegrini. L’edificio venne ricostruito nel 1637 e nel 1937 fu realizzata la moderna facciata.
Chiesa di San Giovanni Battista.
La piazza di San Giovanni nel Medio Evo era l’unica interna al borgo medievale, sulla quale si affacciavano la chiesa omonima, il palazzo del Podestà (spostato nella Cittadella all’inizio del XV secolo) e le dimore della famiglia Ravaschieri (lungo la via che ne ha preso il nome). La chiesa sorge sulle rovine di una cappella fondata, secondo la tradizione, intorno al 1182 dall’arciprete di Lavagna Bardo Fieschi. Negli anni 1462-68 il maestro Bernardo Giovanni di Luma da Como curò un primo restauro dell’edificio, successivamente (1624) ristrutturato da Andrea Ceresola, detto il Vannone, architetto della Repubblica di Genova. In quell’occasione la nobile famiglia Costaguta commissionò a Bartolomeo Bianco la costruzione dell’abside, nella quale si trovano infatti i sepolcri di alcuni membri della casata. La moderna facciata fu realizzata nel 1935 su disegno dell’arch. Gaetano Moretti.
All’interno sono conservate opere di Bernardino Fasolo (XV sec.), Gian Battista Carlone, Domenico Piola, Orazio De Ferrari, Domenico Fiasella (XVII sec.), Giuseppe Galeotti (XVIII sec.); un Crocifisso ligneo di Antonio M. Maragliano.