Palazzo Rocca – Sala 5
Il soffitto è affrescato dal milanese Francesco Malerba (fine XIX-inizio XX secolo) con scene idilliche, putti e ruderi, di gusto rococò; ai lati, entro due scudi, le iniziali dell’ultimo proprietario: G e R. I sovrapporta, decorati con volute laccate e dorate e con putti dipinti a olio entro medaglioni, furono realizzati dall’ebanista chiavarese Antonio Brizzolara tra1903 e1904. La console con specchiera, in legno laccato e dorato, proviene dalla casa dei Rocca a Buenos Aires e risale alla fine del XIX secolo, ma si ispira, come il resto del salotto, a modelli settecenteschi. Il mobilio è composto da due poltroncine in legno laccato, con sedili imbottiti e ricoperti di broccatello a fondo verde con ramages in giallo oro; due divanetti in legno laccato e dorato, rivestiti da un tessuto che si richiama a quello dei tendoni; un’altra console con ripiano in marmo e triplice specchiera in stile barocchetto genovese. Il tavolo, in legno laccato e dorato, con ripiano quadrangolare ricoperto di velluto, quattro sedie in legno di acero dorato con spalliera del tipo “a tre archi” e sedili in trafilato di vimini, una variazione della tipologia della sedia di Chiavari, opera di Giuseppe Vaccarezza (fine XIX-inizio XX sec.). Sulla poltrona in legno dorato, rivestita di raso color avorio dipinto a mano (fine XVIII secolo), secondo la tradizione avrebbe seduto Papa Pio VII nel 1807. Egli infatti, catturato da Napoleone e tradotto in Francia, alloggiò nel Palazzo la notte tra l’11 e il 12 luglio, occupando proprio le stanze dell’”appartamento di levante”; celebrò messa all’altare della cappella e, il giorno 12, dalla finestra del salotto impartì la benedizione al popolo radunato sulla piazza sottostante. Nell’angolo destro si trova una colonnina in onice che serviva come base per un’abat-jour. Sulla console del salotto, due vasi (XX secolo) in porcellana dura a fondo bianco, con profilature dorate e decorazioni floreali ispirate in parte alle porcellane francesi e boeme, in parte al gusto liberty. Al centro, si trova un gruppo in porcellana raffigurante un Cavaliere con damina in abiti settecenteschi, riconducibile alla produzione della Manifattura di Napoli dei primi del XX secolo. Sull’altra console è una coppia di vasi “a potiche”, dell’epoca Kuang Ksu (1875-1908), realizzati da una manifattura cinese. Il centrotavola in bronzo dorato e cristallo proviene dalla casa argentina dei Rocca e presenta elementi sia liberty che dell’eclettismo ottocentesco ispirato al gusto barocco e rococò. Alle pareti, da destra: Madonna con Bambino e due Santi (Santa Caterina e San Giuseppe?), di pittore di matrice raffaellesca probabilmente emiliano (seconda metà del XVI secolo); San Francesco in meditazione, ascrivibile a un pittore genovese del secolo XVII; statuetta marmorea raffigurante Figura maschile, opera di Luigi Brizzolara (1868 – 1937); San Giovanni Battista, di pittore genovese della seconda metà del XVII secolo; Il transito di San Giuseppe, di Domenico Fiasella detto “il Sarzana” (1589-1669), tela della quale esiste una replica nella chiesa chiavarese di San Giovanni Battista; Sant’Apollonia, di ignoto artista spagnolo della metà del XVII secolo che trae ispirazione dai ritratti di santi dello Zurbaran (1598-1664). Lampadario a nove luci, in bronzo dorato e cristallo, della ditta Del Grosso di Milano (inizio ‘900). Copritende in velluto e broccatello, di manifattura ligure (XX secolo). Il parquet è in tasselli di rovere, acero e castagno, disposti a formare losanghe e stelle a sei punte; realizzato dalla ditta Spangher di Milano.