Crêuze di Chiavari, la nuova mappa dei percorsi pedonali e dei sentieri del comprensorio chiavarese destinati ad escursionisti, sportivi e alle famiglie, nata dalla collaborazione tra Comune e un gruppo di esperti appassionati, è il punto d’arrivo di alcuni mesi di lavoro svolto tra mappatura, rilievo gps di nuovi percorsi su traccia storica, installazione di una specifica segnaletica e cartellonistica.
Chiavari è una vivace cittadina votata al turismo e al commercio, con un peculiare centro storico caratterizzato da maestosi palazzi e dai portici che, fin dal Medioevo, immettevano ai magazzini delle “case mercantili” a schiera.
Uscendo dal centro, si individuano le radici rurali di Chiavari nel paesaggio che testimonia la tenacia e la laboriosità dei liguri: lungo percorsi che serpeggiano tra fasce terrazzate e boschi, si riscoprono i segreti della collina e della vita contadina, fatta di opere di gestione dell’acqua e di contenimento della terra, di mulini e frantoi per la macina di olive e grano, nonché di irte crêuze*. Ai vertici di questa rete di antiche strade fanno capolino chiese e cappelle di collina, che dominano gli eccezionali panorami e conservano opere d’arte tra le più importanti del circondario.
Il verde delle colline e il blu del mare sono i colori dominanti di questa terra ricca di contrasti, che ha affascinato i poeti ed è stata culla di grandi artisti e artigiani. Dalla prima collina, la vista spazia dalle vette più alte dell’Appennino ligure di levante, costellate di paesini che ne punteggiano le pendici, fino al mare e oltre: le Alpi Marittime innevate, la costa ligure di ponente, le isole toscane e, nelle giornate più terse, anche la Corsica col suo profilo frammentato.
Sotto l’aspetto naturalistico, la vegetazione attuale è il risultato di secoli di tenace lavoro contadino su un territorio aspro, difficile da “addomesticare”. Da un’originale copertura boschiva prevalentemente composta di rovere e lecci, nel medioevo si diffusero i più produttivi castagneti che hanno garantito la sopravvivenza ad intere generazioni.
Nel corso del tempo gli insediamenti religiosi prima, la Repubblica di Genova e le signorie locali poi, contribuirono alla diffusione delle ingenti opere in pietra per introdurre la coltivazione dell’ulivo, della vite, dei cereali e degli ortaggi. A fine ’700 e durante l’occupazione napoleonica, il territorio alle spalle di Chiavari appariva come un grande “giardino” terrazzato, curato e produttivo.
A seguito del progressivo abbandono delle aree coltivate, la natura ha iniziato a riprendersi i propri spazi e sta trasformando nuovamente il paesaggio: il bosco misto si sostituisce agli uliveti, le fasce vengono colonizzate dalla macchia mediterranea e gli animali selvatici tornano a popolare la campagna, ricca di biodiversità.
Il susseguirsi delle stagioni e il rinnovarsi del paesaggio sono una meraviglia accessibile in tutto l’arco dell’anno, un’esclusiva ligure che trova in Chiavari uno dei migliori esempi.
Itinerari
Segnavia: un quadrato rosso pieno
Tempo di percorrenza: 40 minuti escluso soste
Lunghezza Massima – Dislivello in salita: 2,5 km – 120 m
Tipologia: T
Dal centro città si inerpicano una serie di crêuze che conducono in breve tempo alla chiesa di San Michele di Rì Alto, tra le più antiche della città.
Nelle adiacenze del cimitero comunale di Rì, si segue il segnavia quadrato rosso pieno lungo salita Ceive, da cui si raggiunge la crêuza di Rì, tra case sparse e fasce terrazzate dominate da uliveti e sporadici canneti a margine dei fossi. Dal piazzale della chiesa di San Michele a Rì Alto il panorama si apre verso la foce del fiume Entella e il Tigullio orientale, fino a Sestri Levante.
Due percorsi alternativi permettono di salire da piazza Del Buono, lungo la vicinale dei Castagnola, o da via Piacenza tramite la pedonale di salita S. Michele in prossimità dell’antica abbazia di S. Antonio da Padova.
Le tratte, esposte al sole del mattino, possono essere percorse in direzione inversa.
Segnavia: due righe rosse orizzontali barrate
Tempo di percorrenza: 210 minuti escluso soste
Lunghezza Massima – Dislivello in salita: 11 km – 400 m
Tipologia: T/E
Il nome deriva dalle quattro torri campanarie e dalla torre medioevale che si incontrano lungo il cammino. L’itinerario segue in buona parte il crinale, attraversando l’adiacente territorio di Leivi.
Dal centro di Chiavari si raggiunge salita al Castello, al termine della quale si incontra la prima torre: il castello di Chiavari. Si prosegue verso monte, fino al Curlo, e si cammina alternando tratti della storica crêuza a porzioni di strada carrabile, circondati da uliveti e scorci panoramici sul golfo e il primo Appennino. Si continua a seguire il segnavia due righe rosse orizzontali barrate fino al Bocco di Leivi, immergendosi in aree di paesaggio rurale e boschivo. Dal Bocco di Leivi si continua su asfalto fino alla cappella di San Lorenzo, dove si imbocca a sinistra la vicina strada sterrata e il successivo sentiero che porta ad un incrocio di percorsi in località Costa, sul crinale tra le frazioni di Campodonico e Sanguineto. Da qui si prosegue fino alla chiesa di Maxena, dove una ripida crêuza conduce infine a San Pier di Canne.
Segnavia: due righe rosse orizzontali
Lunghezza Massima – Tempo di percorrenza: 70 minuti
Lunghezza Massima – Dislivello in salita: 3,3 km – 250 m
Tipologia: T/E
Questa variante è una bella alternativa alla parte iniziale dell’itinerario n. 2 fino al Curlo, in quanto elimina i passaggi su strada e raggiunge la bella chiesa di S. Michele di Ri Alto con comode crêuze.
Dal centro di Chiavari, in prossimità della chiesa di Rupinaro, si imbocca salita S. Nicola, segnavia due righe rosse orizzontali e la successiva vicinale della Carassona. Raggiunta la strada per Leivi, si volta a destra sulla pedonale di S. Michele fino alla chiesa di Rì Alto, caratterizzata da un bel sagrato in rissêu (mosaico in ciottoli). Attraversato il passaggio sotto la volta di una casa rosa nei pressi della chiesa, si svolta a sinistra nella pedonale del Paraxo e si prosegue circondati da uliveti, alternando porzioni di crêuze a stradine secondarie, fino a congiungersi con l’itinerario n. 2 nei pressi del cimitero del Curlo, dove in breve si arriva alla chiesa di S. Tommaso. Da qui si può scendere in località Rostio o proseguire il percorso delle Cinque Torri.
Segnavia: una croce rossa
Tempo di percorrenza: 100 minuti
Lunghezza Massima – Dislivello in salita: 3,8 km – 250 m
Tipologia: T/E
Da via G.B. Pianello, una traversa di via Santa Chiara, si segue il segnavia una croce rossa percorrendo la pedonale della Rissa, caratterizzata da un vicolo di stretti muri a secco, storico collegamento tra questa zona e la chiesa di S. Tommaso del Curlo.
Si attraversano uliveti, orti familiari e case sparse con la tipica struttura ligure delle case contadine, da cui si aprono scorci con panorami sul golfo del Tigullio e le periferie urbane. Dopo un breve tratto su asfalto, si svolta lungo la pedonale della Picettina fino a ricongiungersi con l’itinerario n. 2 per il Curlo. Giunti alla chiesa, si prosegue lato mare scendendo verso la Costa del Pino, che porta fino alla provinciale per Leivi in località Rostio. Da qui si ritorna al punto di partenza attraversando il quartiere di San Pier di Canne, dove sorge l’antica chiesa di San Pietro.
Una variante permette di salire dalla pedonale della Bona, una storica mulattiera adiacente a piazza Salvo d’Acquisto, che si imbocca da traversa di via S. Rufino.
Segnavia: una riga bianca e una rossa, orizzontali
Tempo di percorrenza: 210 minuti ca
Lunghezza Massima – Dislivello in salita: 9,2km – 380 m
Tipologia: T/E
Il percorso sale fino alla cima del M. Cucco, sede del telegrafo Napoleonico, e prosegue fino alle frazioni di Campodonico e Maxena mischiando crêuze, boschi e splendidi panorami.
Da via Fiume, segnavia una riga bianca e una rossa, orizzontali, si imbocca salita Descalzi fino al santuario di N.S. dell’Ulivo a Bacezza; tra mulattiere e sentieri si giunge al telegrafo, di cui rimangono pochi resti. Si continua fino al crinale di S. Andrea di Rovereto, dove si svolta a destra e si attraversa la valle del rio Campodonico. Passato il ponte in pietra si raggiunge il borgo della frazione e si risale tra le case e le fasce, si attraversa il bosco e si prosegue verso la località Costa sul crinale di Sanguineto. Prestando attenzione ai bivi per gli altri itinerari della zona, si scende verso mare seguendo i segnavia di riferimento, con vari scorci sulla costa e il primo Appennino. Raggiunta la chiesa di S. Martino a Maxena, una ripida crêuza dietro di essa conduce a S. Pier di Canne e in breve a Chiavari centro.
Segnavia: due quadrati rossi vuoti
Tempo di percorrenza: 120 minuti fino all’Anchetta, 240 min fino a Montallegro
Lunghezza Massima – Dislivello in salita: 4,5 km – 530m
Tipologia: T/E
È il cammino che da Chiavari conduce al Santuario di Montallegro, alle spalle di Rapallo, tra scalinate, fasce terrazzate, uliveti e boschi di castagno. Coincide con parte della tratta del sentiero Liguria (tappa n.8 – variante). Le numerose edicole votive testimoniano l’importanza storica del percorso di fede.
Dal quartiere di San Pier di Canne si segue il segnavia due quadrati rossi vuoti. Nella parte iniziale il percorso ricalca altri itinerari ed è necessario prestare attenzione ai bivi. Giunti a Maxena si sale lungo un percorso prossimo al crinale che conduce oltre le frazioni di Sanguineto e Campodonico, alternando tratti di bosco misto e macchia mediterranea, con scorci sul mare e sull’Appennino, fino a raggiungere il monte Anchetta. Raggiunta la strada carrabile nei pressi del passo dell’Anchetta, si può proseguire per Montallegro.
Segnavia: un triangolo rosso pieno
Tempo di percorrenza: 120 minuti fino all’Anchetta
Lunghezza Massima – Dislivello in salita: 4,7 km – 530 m
Tipologia: T/E
Questa variante conduce al passo dell’Anchetta tramite un antico percorso diretto. Nella prima parte attraversa la valle dei mulini del rio Campodonico, poi risale fino al borgo della frazione e da qui al monte.
Si parte da San Pier di Canne, accanto al Palazzetto dello Sport, e si segue la traccia di fondovalle con segnavia un triangolo rosso vuoto che conduce alla cappelletta di San Bernardo. Da qui si procede attraverso il borgo di Campodonico fino ad arrivare alla selletta ai margini nel bosco, dove bisogna prestare attenzione all’intersezione con altri itinerari. Si sale ripidamente lungo l’antica mulattiera accompagnata da muretti a secco e fondo variabile, a tratti scalinato e in parte lastricato, in pieno bosco. Nei pressi di alcuni casolari in rovina, in prossimità del crinale, il percorso si collega all’itinerario n. 6 per Montallegro.
Segnavia: un triangolo rosso vuoto
Tempo di percorrenza: 180 minuti
Lunghezza Massima – Dislivello in salita: 6,7 km – 350 m
Tipologia: T/E
Un tuffo nella storia contadina della collina: l’anello ripercorre antiche vie di collegamento usate dagli abitanti delle frazioni di Maxena, Sanguineto e Campodonico.
Si parte da San Pier di Canne, accanto al Palazzetto dello Sport, e si segue la traccia di fondovalle con segnavia un triangolo rosso vuoto fino alla cappelletta di San Bernardo. Dal borgo di Campodonico si sale fino alla selletta ai margini nel bosco da cui si prosegue per la località Costa fino ad un incrocio di itinerari. Si segue la traccia di destra, lato mare, in discesa. Attraversando fasce terrazzate, con una bella mulattiera, si raggiunge la località di Sanguineto e la chiesa, posta in posizione panoramica, con il bel piazzale realizzato con la tecnica del rissêu (mosaico in ciottoli) Si prosegue lungo la sottostante pedonale comunale fino a Maxena, circondati da uliveti e qui, giunti nelle vicinanze della chiesa di S. Martino, si imbocca una scalinata posta poco più a valle, “la Montada”, che dapprima costeggia la soprastante strada carrabile e alcune case sparse, poi scende ripida fino al rio Campodonico e riporta al punto di partenza.
Segnavia: tre pallini pieni disposti a triangolo
Tempo di percorrenza: 150 minuti
Lunghezza Massima – Dislivello: 7,3 km – 350 m
Tipologia: T/E
Maxea è un termine dialettale che indica muretti a secco e costruzioni di pietre posate senza leganti. Lungo questo percorso, infatti, si cammina accompagnati da straordinarie opere in pietra: muri, fasce terrazzate, casolari o scalinate.
Si attraversa la valle del rio Campodonico, come per gli itinerari nn. 7 e 8. Lungo questa tratta si scorgono i resti degli antichi mulini, alcuni dei quali hanno ancora le ruote e, nei pressi di un’edicola votiva, si costeggia il fiume fino alla passerella sul rio Sanguineto, dove inizia la pedonale “dei passaggi”: una scalinata di oltre 900 gradini che porta alla cappelletta di San Bernardo e fino ai piedi del borgo di Campodonico. Da qui una mulattiera scende al vecchio ponte in pietra e incontra alcuni casolari immersi nel bosco. Giunti sul versante a mare sopra la frazione di S. Andrea di Rovereto, si prosegue fino alla collina delle Grazie, camminando su crêuze e sentieri affacciati sulla costa, circondati da uliveti e case rurali. Raggiunto il santuario di N.S. dell’Ulivo a Bacezza, si scende in via Fiume a pochi passi dal centro.
Segnavia: pallini bianco e rosso pieni
Tempo di percorrenza: 100 minuti
Lunghezza Massima – Dislivello in salita: 4 km – 150 m
Tipologia: T/E
La collina delle Grazie offre viste suggestive sul golfo del Tigullio, il mare e le scogliere in tutti i periodi dell’anno.
Dal lungomare di Chiavari, superata la Torre Fara, si raggiunge Corso Buenos Aires. La partenza è situata presso il tornante sopra la galleria ferroviaria. Coincide con parte della tratta del Sentiero Liguria (tappa 8). Si sale all’ombra della lecceta seguendo i segnavia pallini bianco e rosso pieni fino a raggiungere il santuario delle Grazie. La vista spazia da Sestri Levante a Portofino. Si prosegue sulla via Aurelia per qualche centinaio di metri e poi si attraversa la strada, si riprende il sentiero che sale nel bosco fino a condurre ad una splendida casa contadina immersa nell’uliveto: la vista è unica. Sempre seguendo il segnavia, lungo la vicinale della Fonte si raggiunge il santuario di N.S. dell’Ulivo a Bacezza. Sul tornante, di fronte al santuario, si può ritornare in via Fiume o scendere in via Prandina, a pochi passi dal centro.
Segnavia: una T rossa rovesciata, saltuariamente su fondo bianco
Tempo di percorrenza: (non indicato sul cartello) 120 minuti
Lunghezza Massima – Dislivello in salita: 5,5 km – 490 m
Tipologia: E,S,F
Questo sentiero è un’interessante alternativa di collegamento per il passo dell’Anchetta, in quanto raggiunge la piccola cappella della Madonnetta alle spalle della frazione di Rovereto. La prima parte del percorso è in comune con l’itinerario 10.
Seguire le indicazioni dell’itinerario n. 10 e i segnavia T rossa rovesciata fino ad un bivio nella lecceta presso il santuario di N.S. delle Grazie. Da qui si sale fino a un gruppo di rustici e si svolta a sinistra. Si percorre il bosco del monte Cucco e successivamente il crinale alle spalle di S. Andrea di Rovereto, condiviso da altri itinerari dove corre una stradina asfaltata circondata da muri in pietra. Dopo un altro breve tratto di bosco si giunge al piazzale della cappelletta: una vera oasi di pace. Attraverso una bella mulattiera lastricata si raggiunge la strada per il passo dell’Anchetta presso un poggio panoramico posto tra rustici casolari, con splendida vista sul promontorio di Portofino.
Segnavia: un rombo rosso pieno
Tempo di percorrenza: 20 minuti
Lunghezza Massima – Dislivello in salita: 700m – 160 m
Tipologia: T/E
Anticamente usata per collegare rapidamente la zona di san Terenziano alla chiesa di Maxena, da cui proseguire per Montallegro, questo percorso merita una visita.
Lungo la strada carrabile di San Terenziano si individua il segnavia un rombo rosso pieno sul lato mare, all’inizio di un viottolo tra campi coltivati e case sparse. Attraversata una passerella sul torrente, che qui forma belle pozze e salti di acqua, si sale lungo la crêuza, ottimamente conservata. Questa attraversa fasce terrazzate e bosco misto fino ad una zona abitata da cui in breve si raggiunge la chiesa di S. Martino a Maxena, con il suo piazzale panoramico sulla città, dalla quale si può proseguire su altri itinerari segnalati.