L’artigianato chiavarese

Le sedie di Chiavari

Chiavari sedie
Sedie "Campanino" - foto di Riccardo Penna

La creazione delle sedie di Chiavari risale al 1807, anno in cui il marchese Stefano Rivarola portò a Chiavari alcune sedie parigine e chiese agli artigiani locali di imitarle. Soltanto uno accettò di realizzare il lavoro: era Giuseppe Gaetano Descalzi, figlio di un noto bottaio e nipote del campanaro della chiesa di Bacezza, motivo per cui veniva soprannominato “Campanino”.

Egli, elaborando il modello parigino, creò un nuovo tipo di seggiola estremamente leggera e, nel contempo, resistente, caratterizzata da una linea snella e arrotondata, che rispettava la curvatura naturale del legno. La leggerezza era data dall’uso del legno di acero (oggi si preferisce quello di ciliegio e di faggio); la robustezza derivava dalla tecnica di montaggio, ottenuta incastrando i componenti e incollandoli con una colla a caldo prodotta con ossa animali.

I sedili venivano realizzati direttamente sulla seggiola con l’intreccio di quattro strisce di corteccia di salice.

Le sedie “campanino” incontrarono molto favore nelle corti europee dell’800, a Napoli come a Mosca, a Torino come a Vienna e, dagli anni ‘30 del ‘900, vengono esportate in tutto il mondo. Anche Antonio Canova le apprezzò per l’unione della maggiore leggerezza alla massimo solidità.

Un tempo i laboratori sediari erano concentrati nell’antico quartiere di Rupinaro; col tempo tuttavia il loro numero si è ridotto alle poche ditte rappresentate in questa mostra.

Chiavari: sedia "campanino"
Sedia "campanino"
foto di Riccardo Penna

Il macramè

Questa tipica produzione proviene direttamente dal mondo arabo, con cui i naviganti liguri avevano rapporti nel Medio Evo: il nome macramè deriva infatti dall’arabo migraham = frangia per guarnizione.

Alla fine del ‘400 coloro che esercitavano questa attività confluirono nella corporazione dei Tovagliari, appena sorta in Liguria, finché nel ‘600 il macramè conobbe il momento di maggiore diffusione. Ancora nel ‘700 era apprezzato per guarnire la biancheria da casa.

La lavorazione è complessa e si ottiene annodando i fili delle frange degli asciugamani, lavorando dunque con le sole dita, senza l’ausilio di alcun strumento.

Nei secoli passati le donne chiavaresi erano solite lavorare, in gruppo, sotto i porticati del centro storico; la produzione era destinata all’esportazione (soprattutto verso l’America del Sud) e anche Casa Savoia apprezzava particolarmente il macramè di Chiavari.

A poco a poco anche questo artigianato ha conosciuto una drastica contrazione.

Macramè - Chiavari

ENOGASTRONOMIA

Nel ricco panorama dei prodotti agroalimentari ed enogastronomici tradizionali del Chiavarese c’è ampio spazio per prodotti coltivati nelle campagne, per le pietanze tipiche e per i vini locali.

Tra i prodotti tipici di Chiavari troviamo:

  • Sorrisi di Chiavari. Creati e brevettati da Defilla nel 1960, per la loro squisitezza sono considerati una delle più ricercate specialità tradizionali della Riviera ligure. Sono praline di pasta gianduia aromatizzata al maraschino, avvolta da due gusci di meringa al cioccolato e ricoperta di cioccolato fondente.
  • Corzetti, Lasagnette tonde di grano duro stampate con speciali timbri di legno che imprimono disegni e decori.
  • Olio extravergine di oliva DOP Riviera di Levante prodotto con olive delle varietà Lavagnina, Razzola, Pignolo. Nel 2021 il Comune di Chiavari ha aderito all’Associazione Nazionale Città dell’Olio, insieme a molti Comuni viciniori.

Ogni anno Chiavari aderisce al Concorso “Miglior uliveto” promosso dal Comune di Leivi, che premia i partecipanti che si cono distinti nella cura e produzione olivicola.

  • Nocciola “Misto Chiavari, da sempre motivo di grande orgoglio per i contadini dell’entroterra e, di conseguenza, della nostra città, che ha sempre costituito il capoluogo economico e commerciale del Comprensorio. Da qui il suo nome di “Misto Chiavari”. Miscela variabile di ben sette cultivar: Tapparona, Dall’orto, Sraeghetta, Bianchetta e Del Rosso unite a piccole quantità di Menöia, Longhera e Trietta.

La produzione del mix “Misto Chiavari” avviene attraverso una coltivazione totalmente manuale dopo aver scelto le varietà di frutti ad una ad una. Si procede poi alla loro ripulitura, essiccazione e cernita. Gli unici supporti in aiuto dei corilicoltori sono le macchine “sgusciatrici”, utili a separare la parte legnosa delle nocciole dalla polpa.

 

I vini

Bianchi:

Vermentino

Bianchetta (vitigno Albarola)

Rossi:

Ciliegiolo

 

PIATTI TIPICI

  • Farinata, tipico piatto ligure preparato solo con farina di ceci, acqua, sale e olio extravergine di oliva.
  • Torta di Chiavari. La ricetta antica di questa torta, dal sapore delicatamente alcolico, la voleva completamente coperta di panna e circondata da biscotti. Oggi viene preparata in una versione più delicata e dietetica, con l’utilizzo di amaretti, lingue di gatto, panna, marsala, curaçao e rhum.
  • Cappon magro. è un’insalata marinara di magro, che nei secoli passati costituiva un piatto “povero” per i marinai, preparata con gallette ammollate in acqua e aceto e avanzi di pesce e verdure, mescolati in bullezumme (situazione caotica come il mare agitato). È entrato poi nella tradizione della cucina ligure come piatto molto elaborato e scenografico, arricchito da ingredienti più raffinati: verdure lessate, gamberi e/o aragosta e la tipica salsa verde. Viene servito in occasioni speciali, principalmente nelle festività natalizie.
  • Minestrone. È un primo piatto, o anche piatto unico tradizionale della cucina genovese, che i marinai preparavano a bordo dei gozzi per venderlo alla gente di bordo. Viene preparato con verdura di stagione (per questo può cambiare di gusto dall’estate all’inverno), con il pesto da aggiungere a fine cottura fuori dal fuoco e la pasta corta a bastoncino detta brichetti (fiammiferi).

Ogni famiglia ha una sua propria ricetta da tramandare ed è buona abitudine consumare il minestrone il giorno dopo la preparazione, per meglio assaporarne il gusto.

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