Palazzo Rocca – Sala 7
Il soffitto è decorato dall’artista milanese Francesco Malerba (fine XIX-inizio XX sec.) con motivi floreali e, negli angoli, teste entro medaglioni. All’interno di piccoli riquadri sono menzionate le virtù dell’uomo: virtus, fides, decus, salus, robur, honor. La console con specchiera in legno laccato e dorato, in stile Impero, si rifà al gusto eclettico dei mobilieri chiavaresi dell’inizio del Novecento. Su essa sono due vasi “a balaustra”, prodotti nel XIX secolo da una manifattura cinese, e un orologio da tavolo in ghisa, di inizio ‘900. Il salotto ottocentesco in mogano, con tavolo in legno di noce a intarsi di radica, acero e mogano, e tipico della produzione chiavarese di tavoli a intarsi geometrici dei seguaci di Giuseppe Gaetano Descalzi, “Campanino”, celebre per avere iniziato la fabbricazione delle sedie di Chiavari. Sul piedistallo in legno intagliato si trova un vaso giapponese in forma d’orcio, con coperchio sormontato da un drago, databile al XIX secolo. Alle pareti, da destra: Paesaggio con nascita di Adone attribuito al fiammingo Frederick Van Valckenborch (1535-1623), nel quale è raffigurata la leggenda di Cinira e Mirra narrata da Ovidio nelle Metamorfosi, opera di cui, nella seconda metà del ‘500, l’editore Plantin di Anversa pubblicò varie edizioni; una di esse (1591) era corredata da 179 illustrazioni del pittore e incisore Pieter van der Borcht. Accanto, Paesaggio con cavalieri, di un ignoto maestro del XVII secolo, ispirato allo stile del fiammingo Joachim van Camphuysen (1601-1659). Seguono le tele raffiguranti un Venditore di frutta, di un ignoto pittore seicentesco vicino ai modi di Giacomo Legi, e San Paolo di un ignoto seguace di José de Ribera “lo Spagnoletto” (1591-1652), realizzato nella seconda metà del XVII secolo. Il mobile a giorno, d’ebano, a ripiani e decorato da duecolonnine a tortiglione, è ispirato a modelli eclettici di metà ‘800; all’interno due ventagli: quello in alto, in pizzo “point de gaze”, seta dipinta e madreperla, è opera della Manifattura di Bruxelles (seconda metà del XIX secolo); quello in basso, in seta dipinta, è di manifattura francese della stessa epoca. Lampadario a dieci luci, in bronzo dorato e cristallo, della ditta Del Grosso di Milano. Alle finestre quattro copritende in damasco giallo, di inizio ‘900. Il parquet è in rovere, acero e castagno e le tessere formano motivi geometrici, opera della ditta Spangher di Milano.