Palazzo Rocca – Sala 1
Gli affreschi sul soffitto, raffiguranti un pergolato, furono eseguiti tra il 1903 e il 1904 dal pittore milanese Francesco Malerba (fine XIX-inizio XX secolo) su commissione dei Rocca. L’ arredo è costituito da un salotto in mogano intagliato e lucidato, con sedili imbottiti e ricoperti di damasco giallo, databile alla fine del XIX secolo e ispirato allo stile sobrio e severo avviato in Liguria nella prima metà del XIX secolo dal mobiliere di origine inglese Henry Thomas Peters. La console, in legno intagliato e laccato con il ripiano di marmo e la grande specchiera dalla cornice intagliata e dorata, è invece degli inizi del XIX secolo. Sulla console sono due candelieri in argento fuso e cesellato, a tre braccia – opera di argentiere ligure della prima metà del XIX secolo – e una coppia di vasi giapponesi in ceramica dell’inizio del XX secolo.
La piccola tela che rappresenta San Giovanni Battista in un paesaggio, è riconducibile alla cerchia del pittore genovese Antonio Tavella (1668-1738). Sopra la porta che immette nella sala 2 è collocato un dipinto raffigurante Mosè salvato dalle acque, inquadrabile nel folto numero dei seguaci di Valerio Castello (Genova 1624 – 1659) e databile nella seconda metà del secolo XVII. Appartiene invece certamente alla fase giovanile dell’attività di Valerio Castello il San Matteo e l’angelo, che probabilmente faceva parte della collezione Grimaldi-Pallavicino. Ai lati sono due stampe dell’incisore di origine svizzera Domenico Aspari (1754-1831), attivo a Milano; le stampe raffigurano appunto due vedute di questa città: la Chiesa di San Paolo delle Monache (1788) e le Colonne di San Lorenzo (1786). La Veduta di città, di un ignoto maestro del XVII-XVIII secolo, si ispira ai paesaggi del pittore fiammingo Bartholomeus Breenbergh (1598-1657) Il San Sebastiano curato dagli Angeli s’inquadra nell’ambito della pittura lombarda del XVII secolo. Alle finestre tende di lino con inserti filet e copritende in lino e canapa, stampati, della Manifattura Zennaro di Rapallo (1930). Lampadario a quattro luci, di bronzo dorato e cristallo, realizzato dalla ditta Del Grosso agli inizi del ‘900. Il parquet, in tasselli di rovere disposti a lisca di pesce, con intarsi laterali in acero e mogano, è opera della ditta Spangher di Milano. Nel piccolo vano adiacente, divano in legno d’acero a due posti con sedile in vimini, che costituisce un esempio del tipo “floreale” delle sedie di Chiavari. L’applique è in bronzo dorato e cristallo.