Palazzo Rocca – Cucine
Il vano principale dell’ammezzato, la cucina, doveva trovarsi nella stessa posizione fin dalla costruzione del palazzo, ma l’ambiente che resta oggi è strutturato come la tipica cucina ottocentesca: il piano di cottura su un lato, il grande tavolo da lavoro in mezzo alla stanza, l’acquaio in marmo bianco con piani di appoggio e pareti rifasciate pure in marmo. La piastrellatura della stanza e l’impianto a gas sono stati invece realizzati in epoca moderna, dagli ultimi proprietari dell’edificio. Il piano di cottura, detto nel linguaggio corrente “ronfò”, è ampio e completo di contenitori per l’acqua calda, di fornelli, di essiccatoio per la carne. Dell’impianto a gas fa parte il corrimano che attraversa la struttura, che solo apparentemente è elemento di decoro, poiché costituisce in realtà un tubo di conduzione. Accanto al piano di cottura è visibile il pozzo, usato prima che fosse portata l’acqua corrente nel Palazzo e alimentato dal rivo che scendeva dal colle del castello e che riforniva anche il pozzo detto “di San Marco” (adiacente all’omonima chiesa – oggi distrutta – e ancora visibile nel Giardino di Palazzo Rocca) e la fontana su Piazza Matteotti. È ancora visibile il gancio che sorreggeva il secchio. Il piccolo mobile-ghiacciaia comprende uno scomparto rivestito all’interno di zinco, con coperchio, in cui veniva riposto il ghiaccio, mentre negli spazi vicini erano sistemati i cibi da conservare freschi. Dalla cucina era possibile portare le vivande al piano nobile attraverso la scala diretta verso il salone, oppure mediante l’elevatore che comunicava con quello del piano superiore, attiguo alla sala da pranzo (sala 9).